Enrico Crispolti

“Il procedimento immaginativo che rende così intense, nella loro fortissima icasticità critica, le immagini compositive e oggettualizzate che Anna Esposito è venuta proponendoci dai primi anni Settanta, è sostanzialmente di risposta analogica, per altre immagini, ma soprattutto quasi sempre, per oggetto, e intenzione appunto di forte mordente critico, alla sollecitazione immaginativa di una immagine ‘comune’, e spesso esattamente di un luogo comune dell’icosfera dei massmedia, della pubblicità, delle riproduzioni fotomeccaniche della stampa periodica e quotidiana. Ma, se quello è con tutta evidenza il procedimento immaginativo attraverso il quale sono costruite le sue proposizioni che si collocano con originale abnormità di genere tra la fotografia, l’oggetto e persino l’area della visualizzazione poetica, più sottile forse da cogliere è l’elemento motivazionale, e al tempo stesso caratterizzante, che muove quel procedimento e che gli attribuisce un senso personalissimo di liberazione critica“.

[Enrico Crispolti, L’immagine oggettualizzata, Galleria Sala 1, Roma, 1985]