“La convivenza di uno o più manifesti si vale di un’apparente casualità oggettiva; come se la carta logora lasciasse trasparire brani del documento murale sottostante. […] in un secondo tempo, nell’iter della Esposito, l’esperienza dell’accoppiamento di immagini assume la priorità sulle suggestioni realistiche. l’artista cessa di ricorrere alle astuzie esplicative, agli alibi degli agenti atmosferici che consumano le croste cartacee. la natura rivelatrice non è soltanto meteorologica, ma rintracciabile e trapiantabile, dentro le immagini stesse. Una delle azioni più originali della Esposito, che, con esiti diversi, rimanda a certi clamorosi precedenti all’iperrealismo plastico americano, o addirittura a una tecnica di Oldenburg, consiste nella proiezione tridimensionale del riporto, ottenuta con colle e cartapesta.
È come se il muro, non potendo reggere il peso della menzogna, ribollisse, e un rigoglio di vita offesa, appiattita in senso fisico e metaforico, esplodesse offendendo a sua volta. […] Per la Esposito un mondo umido, tropicale, si muove dietro le polverose apparenze della società tecnologica. È la spinta viscerale all’interno del subliminare […] è l’astratta presenza che non sfonda la crosta d’asfalto e di manifesti della giungla cittadina, prorompendo in serpenti o viscere, che sono semplice- mente altri manifesti di gomma d’auto, imbottiti. la concentrazione dei significati immette un elemento semantico che può arrivare al gioco di parole vero e proprio, sia pure ottenuto con un gioco di immagini. […] Non ci si stupisca se l’accento della mia indagine è volto ai significati. Quando si rivelano costruiti, serbano tracce di sforzo e prevalgono sulla forma. Ma assai più spesso raggiungono un’evidenza irreversibilmente plastica. I colori originari vengono mantenuti nella loro barbara eloquenza. E questa ricerca negli strati più compromessi della comunicazione è un atto di fede dell’immagine, suo malgrado depositaria di conoscenza. Un rigurgito di verità irrefrenabile, ridanciana, popolaresca, con i soli mezzi, sterilizzati, che sono rimasti a nostra disposizione: i mass media”.
[Mirella Bentivoglio, Anna Esposito, presso il Bradale, Savona, 1973]